Se Vasco Rossi avesse scritto "Vita Spericolata" nel 2024, probabilmente avrebbe scelto un altro titolo, tipo “Vita Velocizzata”.
Negli ultimi anni, la velocizzazione dei contenuti multimediali è diventata sempre più comune, trasformando il nostro modo di consumare video, musica, podcast e audiolibri.
Questa tendenza riflette una cultura che privilegia l'efficienza e la produttività, spesso a scapito della qualità dell'esperienza. In questo testo, esploreremo come questa pratica si sia evoluta, i motivi che la sostengono, le reazioni contrastanti che ha suscitato e le implicazioni cognitive e culturali che ne derivano.
L’Introduzione della velocizzazione su Netflix
Sono passati 4 anni da quando Netflix ha introdotto la funzione di velocizzazione per i suoi contenuti video, rispondendo a una richiesta degli abbonati che durava da anni, come dichiarato da Keela Robison, una dirigente della compagnia.
La decisione è stata giustificata non solo per soddisfare la domanda del mercato, ma anche per rendere i contenuti più accessibili a persone con disabilità visive, che, non dovendo seguire le immagini, possono preferire una fruizione più rapida dei contenuti audio-descritti.
Inoltre, la velocizzazione è stata ben accolta da persone con disturbi dell'attenzione, che spesso faticano a mantenere la concentrazione per l'intera durata di un film o di una serie. La possibilità di aumentare la velocità di riproduzione offre loro un modo per completare i contenuti senza dover affrontare lunghi periodi di attenzione.
Tuttavia, questa funzione ha incontrato forte opposizione da parte di molti registi e produttori cinematografici. In verità Judd Apatow, noto regista e produttore, non è il solo ad aver criticato apertamente Netflix, sostenendo che la velocizzazione altera profondamente l'intenzione artistica di un'opera, compromettendo l'esperienza narrativa ed emotiva pensata dal regista.
La velocità può influire negativamente sulla fruizione del dettagli, non servivano registi di successo per farcelo notare. Però la comodità di ascoltare un messaggio velocizzato è indubbia.
Personalmente ho diversi amici che amano registrare e riascoltare la propria voce, molti non sono dotati del dono della sintesi e registrano audio decisamente lunghi da riprodurre.
La velocizzazione mi aiuta ad arrivare al “dunque” in meno tempo.
Come si è evoluto questo fenomeno?
YouTube è stata tra le prime piattaforme a offrire la possibilità di velocizzare i video, già dal 2010. Questa funzione ha rapidamente guadagnato popolarità, soprattutto per la fruizione di contenuti didattici, tutorial e video informativi.
Un recente studio ha rivelato che circa l'85% degli utenti di YouTube che utilizzano la velocizzazione preferisce accelerare i contenuti, con la velocità 1.5x come la scelta più comune.
Specialmente quando vedo tutorial, salto velocemente le parti che già conosco, cliccando compulsivamente la freccia destra.
L’idea è sempre comune, tagliare i passaggi semplici e inutili, andare al sodo.
Il successo della velocizzazione su YouTube ha spinto altre piattaforme di streaming audio e video a seguirne l'esempio.
Spotify, ad esempio, ha visto un notevole aumento nell'uso della velocizzazione per i podcast, con oltre un terzo degli ascoltatori statunitensi che nel 2023 ha dichiarato di ascoltare podcast a velocità aumentata.
Anche WhatsApp ha adottato questa tendenza, permettendo agli utenti di velocizzare i messaggi vocali fino a 2x, rendendo più efficienti le conversazioni, soprattutto quelle più lunghe e dettagliate.
Questa funzione, lanciata ufficialmente nel 2021, ha riscontrato un grande successo per la sua semplicità e utilità, migliorando l'esperienza d'uso dell'app, soprattutto in contesti dove la rapidità è essenziale, come nelle conversazioni di lavoro o in situazioni di emergenza.
TikTok, con il suo format rapido e orientato ai contenuti brevi, ha portato la velocizzazione a un livello successivo. Qui, la musica velocizzata è diventata una tendenza dominante, con molti brani che diventano popolari proprio grazie alla loro versione accelerata usata nei video degli utenti. Alcuni artisti, come Summer Walker e Billie Eilish, hanno addirittura pubblicato versioni accelerate delle loro canzoni per cavalcare questa nuova modalità di fruizione musicale.
Implicazioni cognitive
Sebbene pratica e apprezzata, la velocizzazione dei contenuti solleva importanti questioni sulla nostra capacità di comprensione e apprendimento. Studi recenti suggeriscono che la velocizzazione fino a 2x non compromette significativamente la comprensione di contenuti informativi, soprattutto se presentati in formato audiovisivo.
Tuttavia, la comprensione tende a diminuire quando si tratta di contenuti solo audio, come podcast o audiolibri, dove la mancanza di supporto visivo rende più difficile mantenere l'attenzione e cogliere tutte le sfumature del messaggio.
Inoltre, abituarsi a fruire di contenuti a velocità elevata può influire negativamente sulla nostra capacità di mantenere l'attenzione su attività che richiedono un ritmo più lento e riflessivo. Questo potrebbe ridurre la nostra tolleranza per ritmi narrativi più lenti e complessi, tipici di molti film e serie TV, impoverendo così l'esperienza complessiva.
Dove stiamo andando?
Il futuro della velocizzazione dei contenuti multimediali è complesso e variegato. Da un lato, ci sono chiari benefici per utenti con esigenze specifiche, come le persone con disabilità visive o con disturbi dell'attenzione. Dall’altro, emergono preoccupazioni riguardo alla qualità dell'esperienza di fruizione e all'integrità artistica delle opere.
Netflix rimane una delle poche grandi piattaforme di streaming a offrire questa funzione, mentre altre sembrano più riluttanti a introdurla, probabilmente a causa delle controversie che la circondano. Tuttavia, per chi desidera sperimentare con la velocizzazione, esistono varie estensioni browser che permettono di farlo anche su piattaforme che non supportano nativamente questa funzione.
C’è da dire che non tutti i contenuti sono adatti a essere accelerati, e il rischio di perdere dettagli importanti o di compromettere l'esperienza emotiva e narrativa è reale.
In un mondo in cui la velocità sembra essere la priorità, potrebbe essere utile riscoprire il valore della lentezza, soprattutto quando si tratta di opere artistiche che meritano di essere apprezzate nel loro ritmo originale.
Tiriamo le somme
La velocità con cui fruiamo contenuti può influenzare in modo significativo il ricordo delle esperienze, e l'effetto varia a seconda del tipo di contenuto e delle condizioni individuali.
1. Comprensione ed effetto sulla memoria: Diversi studi hanno dimostrato che la velocizzazione moderata (fino a 1.5x o 2x) di contenuti audiovisivi, come video educativi, può non influire negativamente sulla comprensione immediata. Tuttavia, per quanto riguarda la memoria a lungo termine, la velocizzazione può ridurre la capacità di ricordare dettagli specifici, in particolare quando si tratta di informazioni complesse o nuovi concetti. Questo accade perché l'aumento della velocità richiede un'elaborazione più rapida delle informazioni, il che può sovraccaricare la memoria di lavoro.
2. Contenuti audio: Per i contenuti audio, come podcast o audiolibri, l'aumento della velocità può avere un impatto maggiore sulla memoria. Poiché manca il supporto visivo, l'attenzione deve concentrarsi interamente sul flusso verbale, e l'accelerazione può rendere più difficile elaborare e conservare le informazioni. La ridotta capacità di trattenere i dettagli può tradursi in un ricordo meno vivido e meno dettagliato dell'esperienza.
3. Esperienze emotive e narrative: La velocizzazione può anche influire negativamente sul ricordo delle esperienze emotive e narrative. I contenuti che fanno leva su emozioni e dettagli narrativi richiedono spesso un ritmo più lento per permettere una completa immersione e una connessione emotiva con la storia. Accelerando il ritmo, si rischia di perdere queste sfumature, riducendo l'impatto emotivo e, di conseguenza, la capacità di ricordare l'esperienza in modo significativo.
4. Abitudine alla velocità: Un altro aspetto da considerare è che abituarsi alla fruizione di contenuti accelerati potrebbe ridurre la tolleranza per contenuti a ritmo normale o lento, il che può portare a una maggiore distrazione o alla tendenza a "saltare" informazioni meno immediate. Questo può ulteriormente compromettere il ricordo di esperienze che richiedono una fruizione più lenta e riflessiva.
La velocizzazione può essere utile in alcuni contesti per ottimizzare il tempo, è probabile che influisca negativamente sulla profondità e sulla qualità del ricordo delle esperienze, soprattutto quando si tratta di contenuti complessi, narrativi o emotivamente carichi di significato.
Meglio lento o veloce?
In realtà dipende molto dai contesti.
Esiste una preparazione cognitiva al tipo di contenuto, al contesto di fruizione e alle opzioni disponibili. Le persone esercitano un potere sulla base delle possibilità a disposizione e utilizzano i media per il raggiungimento delle proprie finalità, come ci ricorda il Prof. Elihu Katz con il suo celebre testo L'influenza personale nelle comunicazioni di massa, scritto in collaborazione con il suo mentore, Paul Felix Lazarsfeld, professore di Sociologia presso la Columbia University.
Non credo che il dibattito sulla velocizzazione a scapito dell’approfondimento sia realmente utile, piuttosto bisognerebbe chiedersi se l’abitudine alla velocità giova davvero alle persone.
Fermarsi o accelerare faranno parte sempre del dibattito. Sarebbe forse meglio prendersi del tempo per studiare la rotta e poi procedere, ma una persona appassionata di barca a vela potrebbe obiettare, dicendo che non è importante la meta ma il viaggio.
Certo, velocizzare un processo incerto non è utile, così come affrettare i tempi quando si hanno le idee poco chiare, ma alla velocità ci si abitua, così come si impara dagli errori.
Mi rendo conto che in alcune interazioni con i media, le capacità cognitive coinvolte fanno si che avvenga una pre-selezione, una valutazione velocissima con una conseguente attribuzione di priorità. Ci sono contenuti decisamente riflessivi che richiedono lentezza, così come il piacere di fruirne. Allo stesso modo, contenuti fruiti in un momento frenetico della vita di tutti i giorni richiederanno un boost in 2x. Credo sia una questione di priorità percepita e importanza, cercando costantemente di ottimizzare i tempi per poter fare in meno tempo più cose.
I media moderni aiutano il processo di abitudine e in un mondo che corre veloce si fa presto a imparare a correre.
Cosa resta alla fine di questa folle corsa a incamerare fatti, opinioni, informazioni e modelli di consumo fugaci usa e getta?
Non lo so, ma il mio setting prioritario mi aiuta a selezionare le esperienze da gustare con calma rispetto a quelle meno significative che contengono pochi dettagli realmente utili.
Percepire il tempo
La percezione del tempo è estremamente soggettiva, anche se regolata dal sistema di misurazione che tutti utilizziamo.
Il tempo scorre alla consueta velocità, ma i fatti e le esperienze che viviamo all'interno degli slot convenzionali possono influire sulla nostra capacità personale di assimilare informazioni significative e conservarle in memoria.
La velocità con cui fruiamo dei contenuti si scontra inevitabilmente con le nostre capacità di assimilazione, che variano da persona a persona e dipendono dalle informazioni pregresse che già possediamo.
Quando abbiamo già familiarità con un determinato argomento, una trama ricorrente o un'esperienza memorizzata, un contenuto può radicarsi più facilmente, anche se fruito a velocità doppia. Di fronte a contenuti nuovi, invece, potremmo avere bisogno di un approccio più lento, magari tornando indietro a rivedere un video o rileggere le pagine precedenti di un libro.
Per tutte le altre forme di contenuto, la fruizione può dipendere dal piacere personale, dall'obbligo formativo o dal semplice piacere della lettura, regolando di volta in volta l'intensità, l'interesse e la priorità.
Ognuno comprima il tempo a modo suo.