Cambiamenti, Tecnologie e Tempo: Riflessioni sull'Umanità e il Futuro
I cambiamenti culturali non corrono alla velocità dell'innovazione
Da un recente incontro con Raffaele Belli, autore del Metodo Belli, è nata una conversazione che ha stimolato molto la mia curiosità e spinto a una riflessione sul tema di cui si sta parlando molto negli ultimi mesi.
Nel contesto moderno, osserviamo una serie di innovazioni, alcune delle quali sono evidenti e tangibili, mentre altre sfuggono alla percezione comune. Le innovazioni di portata globale, quelle che hanno un impatto significativo, spesso sfuggono all'attenzione del pubblico generale. D'altra parte, le innovazioni più visibili e apparenti sono sotto gli occhi di tutti.
Questo scenario può talvolta darci l'impressione che il mondo stia subendo un rapido cambiamento, ma in realtà potrebbe essere un errore nella nostra percezione. Il progresso è stato graduale per molti anni, ma in un certo punto ha iniziato ad accelerare, soprattutto con l'avvento della tecnologia. Dopo la rivoluzione industriale, che è stata uno dei principali punti di svolta, le persone provenienti dalle zone rurali portavano con sé le loro tradizioni e credenze agricole, e ci è voluto del tempo prima che si sviluppasse una cultura diffusa di civiltà industriale.
In seguito, l'accelerazione delle innovazioni e dei cambiamenti è stata guidata principalmente dalla tecnologia, e tutti noi abbiamo iniziato a correre per stare al passo, cercando di sfruttare al meglio il nostro tempo disponibile. Oggi, stiamo assistendo a un rallentamento, poiché le macchine stanno gradualmente assumendo compiti pesanti, ma il futuro rimane ancora incerto e non siamo in grado di prevedere con precisione cosa ci riserverà.
Le persone avevano poco tempo, seguivano i tempi della natura
Le persone avevano poco tempo, seguivano i tempi della fabbrica
Le persone hanno molto tempo, sostituite dalle macchine
I grandi cambiamenti che segnano la fine di un'epoca e l'inizio di una successiva sono sempre accompagnati da una consapevolezza diffusa e dalla condivisione di conoscenze in grado di guidare i passi necessari per il cambiamento. In questi momenti, la cultura del cambiamento prende radici.
Le tecnologie avanzano e con esse le scoperte, mentre il tempo sembra accelerare grazie a supercomputer capaci di eseguire complessi calcoli, migliorando la nostra comprensione delle cose e consentendo lo sviluppo di nuovi concetti. Tuttavia, ciò che serve per ancorare il cambiamento futuro è il tempo stesso.
Non si tratta del tempo tecnologico, che corre più veloce dell'umanità, ma del tempo umano, che è influenzato dalla fisiologia individuale, una macchina delicata e imperfetta.
Le persone hanno bisogno di tempo per adattarsi ai cambiamenti, nonostante le pressioni esterne e gli stimoli.
Il vero salto in avanti verrà grazie alle prossime scoperte nella fisica quantistica, che avranno un impatto profondo e straordinario quando applicate al mondo moderno.
Nel contesto attuale, assistiamo all'emergere delle intelligenze artificiali, tecnologie che sono state oggetto di studio per molto tempo e che ora sono accessibili a tutti. Tuttavia, queste rappresentano una novità, non un'innovazione capace di trasformare il mondo. Possiamo considerarle come un assaggio di ciò che verrà.
Ciò che manca e richiederà tempo per svilupparsi è la cultura che circonda le intelligenze artificiali in un mondo ancora orientato verso professioni pratiche, in cui gran parte delle attività si svolge offline.
Ci sono ancora molte persone che sono escluse dalle innovazioni, e ciò non riguarda solo i paesi in via di sviluppo, che potrebbero sperimentarne gli effetti prima di comprenderne appieno l'entità.
Riflettere sul cambiamento nel mondo del lavoro è un esercizio necessario, ma l'umanità avrà bisogno di tempo per comprendere e padroneggiare consapevolmente le evoluzioni future.
La cultura si forma e radica lentamente, diventando comune quando è accessibile a un gran numero di persone. Non siamo ancora pronti per la prossima rivoluzione industriale e per la possibile supremazia delle macchine sull'uomo.
L'interesse per lo studio di macchine capaci di sostituire l'uomo è antico. Già nel 1623, grazie agli sforzi di Wilhelm Schickard, furono sviluppate macchine in grado di effettuare calcoli matematici con numeri fino a sei cifre, sebbene non in modo completamente autonomo. Successivamente, nel 1642, Blaise Pascal costruì una macchina che poteva eseguire operazioni utilizzando il riporto automatico. Nel 1674, Gottfried Wilhelm von Leibniz creò una macchina capace di sommare, sottrarre e moltiplicare in modo ricorsivo.
Nel XIX secolo, tra il 1834 e il 1837, Charles Babbage lavorò alla progettazione di una macchina chiamata "macchina analitica", che prefigurava in parte le caratteristiche dei moderni computer.
Nel XX secolo, l'interesse per i computer tornò a crescere. Nel 1937, Claude Shannon, all'Università di Yale, dimostrò come l'algebra booleana e le operazioni binarie potessero essere utilizzate per rappresentare i cambiamenti nei circuiti dei telefoni. Questa scoperta rappresentò un passo significativo verso lo sviluppo dei moderni computer.
Anche oggi, nel nostro ambito, sperimentiamo l'automazione, sviluppando algoritmi per semplificare i calcoli. Siamo in grado di utilizzare software come Excel, combinare formule e scrivere sequenze più o meno complesse. Abbiamo una conoscenza di base.
I modelli evolutivi ampliano queste capacità di calcolo, producendo autonomamente risultati combinando dati secondo schemi definiti dall'uomo. Gli esseri umani restano fondamentali per affrontare questioni complesse, come quelle etiche, sociali, culturali e militari legate alle intelligenze artificiali. Ma è ancora presto per cantare vittoria.
Le aziende moderne, soprattutto quelle che costituiscono il tessuto economico globale, troveranno difficile dominare e integrare rapidamente queste logiche. Molte dichiarazioni servono a spostare capitali tra diverse istituzioni finanziarie e a giustificare investimenti talvolta incomprensibili, come quelli nel metaverso.
È importante restare aggiornati, ma bisogna comprendere che queste tecnologie sono impotenti senza l'intervento umano.
Queste tecnologie mirano spesso a automatizzare operazioni di base, proprio come l'aratro e i primi motori agricoli sostituirono il lavoro manuale nei campi. Ad esempio, le casse automatiche al casello sono diventate comuni al posto degli operatori umani. Questo è un processo inevitabile, che ha sempre caratterizzato l'evoluzione industriale, necessario per il mantenimento dei modelli capitalistici e la produzione di beni di consumo.
Il mondo è saturo di beni prodotti in ogni parte, ma questo ha conseguenze sull'inquinamento ambientale e sulla mentalità delle persone.
Prima di condannare gli algoritmi, dovremmo riflettere sul fallimento del modello capitalistico, sulla globalizzazione e sul futuro dell'umanità.