La comunità, il gruppo, la famiglia fanno parte della nostra vita e servono a generare confronto, crescita emotiva e a sperimentare nuovi modelli relazionali.
Sarà sempre così, pochi preferiscono restare nella solitudine.
Sui social, la tensione verso la connessione con gli altri può generare distorsioni e dipendenza.
Ultimamente, da quando ho smesso di frequentare i social assiduamente, ho scoperto di avere in media 3 ore in più al giorno, devo solo capire come impiegarle.
Inizialmente mi sono sentito quasi smarrito, perso nelle attese, sperimentando il vuoto.
Ora devo riorganizzare la giornata
Ho interrotto quasi del tutto le mie relazioni con i social, ci siamo quasi “lasciati”.
Ero praticamente coinvolto in attività quotidiane che prendevano molto tempo, con il telefono in mano, a rischio paralisi.
Eppure provavo una certa soddisfazione, che finiva per generare l'illusione di una vita piena.
Era un piano per una fuga perfetta
Ho creduto di essere un lavoratore al servizio dei social. Ho lavorato per loro, producendo contenuti, dedicando tempo ed energie mentali, tutti i giorni, come una cura.
Di sicuro i social rappresentano un ponte per raggiungere altre persone e servono a far apprezzare il nostro punto di vista, ma il meccanismo alla base è viziato. L'algoritmo non si accontenta di una pubblicazione una tantum, funzionale a non perdere il contatto con gli altri e a farsi conoscere.
L’algoritmo vuole di più da te
Vuole che pubblichi con costanza, frequenza, dedizione per far crescere il canale, i followers, i fan, come una gara, dove alla fine capisci che non c'è alcun premio in palio. È solo un gioco, un gioco serio dove è possibile vincere e perdere. Le ricompense non sono chiare, le regole del gioco neanche. Molti hanno i propri schemi, metodi vincenti e ricette segrete.
La verità è che abbiamo sotto mano una comoda alternativa ai malesseri dell'esistenza, di cui spesso ti accorgi quando stacchi e ti metti a pensare, nel vuoto della stanza, senza voglia di leggere o di vedere un film.
A quel punto puoi sperimentare, come me, un senso di solitudine.
Siamo tutti in una bolla
La scorpacciata digitale è dietro l'angolo e modifica percezioni e comportamenti. Ti porta a desiderare un corpo più snello, quel nuovo vestito alla moda, quella vacanza che sta rendendo molto felici i tuoi amici o una nuova auto sportiva.
Cresce la frustrazione, ci mettiamo alla ricerca di nuovi stimoli che servono ad accrescere i nostri desideri e i bisogni insaziabili.
Ma restiamo connessi nell’illusione di vivere un tempo contemporaneo e attuale.
Siamo in una bolla enorme e non siamo soli, ma stiamo tutti perdendo l'occasione di vivere questo tempo in modo differente, più utile a farci stare bene. Il divano, però, è più comodo di altre attività più edificanti ma faticose.
Nulla di male a stare sul divano a contemplare il vuoto cosmico, anche questo serve.
Se ci fosse una causa di forza maggiore, un blackout, una tempesta di neve o semplicemente il modem che fa capricci per farci riscoprire che siamo circondati da oggetti?
Potremmo accorgerci che quel quadro è storto ormai da diversi mesi e quel vaso è sempre stato lì davanti a noi, solo che il nostro meccanismo di attenzione selettiva filtra tutto, anche le cose che prendono meno attenzione, come le cose statiche. Finiamo quasi per dimenticarci del contorno che ci circonda, che ci avvolge, che ci protegge.
Stamattina ho sentito gli uccellini, e vi assicuro che non si tratta di un'allucinazione. Ho notato che finalmente la pianta nel vaso è cresciuta, che il vento muove gli alberi intorno a me e c'è un bel cielo azzurro che mette di buon umore. E che ho perso interesse per i ladri del tempo.
La cosa triste è usare un social per comunicarlo
Perché lo sto scrivendo?
Per invitarvi a scoprire questo fantastico mondo offline, che se lo osservi si muove a un ritmo più lento dei reels ma è dove tutto accade.
«Che tipo di senso avere/che tipo avere di senso» della vita, tra l'online e l'offline 😄
(citazione iniziale da un social: Tiktok)
Buon lavoro, e buon relax Prof.
Un caro saluto, a presto 👋🏻